Sere nere

Per anni mio padre ha avuto scatti di ira periodici e folli. Per lunghi periodi la sua rabbia è esplosa ogni 3 – 4 mesi con regolarità. Quando succedeva la sua violenza debordava completamente, incontrollabilmente, sembrava posseduto da un urto di odio indescrivibile. Le sfuriate duravano anche tutta la serata. Ci minacciava e ci picchiava. Un paio di volte ho chiamato la guardia medica: la prima volta la dottoressa che ha risposto si è rifiutata di intervenire perché di guardia da sola, sentiva distintamente le urla e i colpi di oggetti attraverso la cornetta, e non si presentò mai, ne mandò qualcun altro. Spero che oggi quella poveretta abbia la miserabile esistenza che merita. La seconda volta è intervenuto il medico che, sentendo nell’alito di mio padre l’odore di alcol, gli consigliò di curarsi, di entrare in terapia, di prendere farmaci. Dopo le sfuriate tutto tornava come prima e mio padre, per perdonarsi e forse farsi perdonare, restava allegro e sorridente per qualche giorno.

Questi episodi di violenza sono accaduti con costanza durante tutto il periodo in cui ero alle superiori, pressappoco. Parliamo di una decina di anni fa. Poi che io ricordi non è più successo, non con quella intensità. E prima beh, eravamo ragazzini, attribuisco le sbroccate al comportamento di un padre mediamente problematico e violento che deve vedersela con due ragazzini con poca voglia di studiare e tendenzialmente litigiosi.

Credo che ci sia uno sfondo da tracciare e considerare, dietro questi episodi violenti. Sono convinta che mio padre abbia perso la capacità di amare, non vedo malattia peggiore e non vedo quale altra interruzione, quale altra malattia dentro di lui, possa spiegare altrimenti tutto questo.

Lo amavo alla follia quando ero bambina. Era bello, magro, un sorriso dolcissimo e gli occhi verdi come i miei. Ma lui ad un certo punto mi ha tradita, ha tradito tutti noi. E’ diventato cattivo, rabbioso, il suo bersaglio preferito è sempre stata mia madre. Ma col passare del tempo i suoi scatti di nervosismo verso mia madre si sono fatti sempre più sfacciati ed arroganti. Lei sembrava non notare. La schifava. La derideva. Si chiudeva in bagno e lo sentivo bestemmiare tra i denti, insultare me e mio fratello bisbigliando di rabbia, mentre ciucciava sigarette. Contavo gli insulti e le bestemmie, annotavo ad ogni sbotto rabbioso su un taccuino immaginario una tacca in meno di amore nei nostri confronti. Senza dire che mia madre, ovviamente, è stata schiacciata nell’animo dalla sua bruttezza e -peggio che mai- dalle sue sfuriate pazze di odio, rabbia e violenza. Ho stampato nella memoria il grido senza fiato di mia madre buttata giù dalle scale da mio padre (per fortuna non è caduta). E quella volta che lui ha minacciato di suicidarsi e si è ficcato un coltellaccio da cucina sotto la pancia. Mia madre è accorsa premendogli la mano sotto il ventre per controllare cosa si era fatto. Non ebbe il coraggio di premere a fondo comunque.

Nei periodi di normalità in ogni caso mio padre è sempre stato un uomo introverso, chiuso, autoritario, amante della vita spartana.

Fino a qualche minuto fa pedalavo decisa sulla cyclette, ho iniziato a raccontare tutto questo senza una decisione precisa e mi rendo conto di offrire fotografie isolate di vita vissuta, e sicuramente in modo disordinato, ma ognuna di queste immagini svetta come un pugnale affondato nel mio petto.

Vorrei concludere questa parentesi dicendo che la nostra vita oggi è alquanto normale. Sia chiaro che mio padre non è ne stupido ne del tutto inconsapevole, e io mio prendo la libertà di malignare sul suo conto: sospetto che la sua attuale quasi normalità sia dovuta anche alla consapevolezza dei suoi trascorsi e al senso di colpa.

Ho sentimenti molto diversi verso i miei due genitori. Ricordo questi episodi con rabbia ma anche con un senso di riscatto per la donna che sono diventata. Non gliel’ho data vinta, non sono fuggita alla prima occasione barricandomi dietro l’indipendenza economica appena conquistata appena dopo le scuole superiori (ad una settimana dal diploma io lavoravo già, ed erano i primi anni della crisi), ho resistito, ho lavorato e studiato, tenendo duro e stando fuori casa tutto il santo giorno, con fatica e sacrificio, pur di non vivere l’inferno di casa, pur di non lasciarmi trascinare giù.

Verso mia madre, invece, provo molta tristezza, empatia, rassegnazione. Perché la vera vittima è lei. Vittima di se stessa. Mi viene quasi da ridere amaramente quando penso a questo dettaglio, ma quando ha tentato di raccontare gli episodi di violenza di mio padre alla cognata, quella ovviamente le ha dato dell’esagerata, ha risposto che era lei che lo faceva diventare matto, che era una rompicoglioni. 

La depressione di mia madre oggi latita tra un periodo di quasi stabilità ed uno di totale debolezza. La rabbia di mio padre è nell’impasto di ogni suo atto di autoritarismo e durezza in generale, ma non ha più ondate violente come una volta. A volte torno a casa dal lavoro e la sua voce non schizza in strane inflessioni a causa del vino, e in quei rari casi ceniamo in un clima di tranquillità. Certo parlare sarebbe davvero chiedere troppo. Ma anche la tranquillità, l’assenza di tensioni e provocazioni, rinfacci o aggressività passiva, è ampiamente apprezzata.

Non ho ancora parlato di me a dovere. Non sono certo stata la figlia più adatta ad un genitore cresciuto a sua volta a suon di mazzate (emulate in modo eccelso, chiaro), sono stata certamente un’adolescente ribelle e difficile, una giovane piena di ambizioni e desideri ben oltre ogni pessimistica previsione dei miei genitori. A 15 anni avevo il desiderio di trascorrere una vacanza studio in college a Londra, ma stiamo scherzando? Quello che per gli altri ragazzi era normale qui era vissuta come un segno del demonio nella mente di una ragazzina che non doveva concepire un mondo al di là dell’oratorio del paese.

E poi ho gridato, e lottato contro tutto questo, e ho cercato di mettermi tra i miei genitori, e contro mia madre, finché non ho capito che potevo solo astenermi e costruirmi un mondo fuori, smettere di sperare di poter cambiare qualcosa.

Ah, e con questa vincerò certamente il premio alla banalità, credo onestamente che gli uomini siano sostanzialmente privi della capacità di amare davvero. Non odio gli uomini, penso solo che siano più deboli, difettati in qualche modo. Mutilati.

21 pensieri su “Sere nere

  1. LaGatta ha detto:

    Ciao Vespa…
    Ci sono così tante domande che vorrei farti e non so da dove cominciare.
    O forse lo so.
    Prima di tutto vorrei dirti che mi dispiace. Immensamente. Per tutto ciò che hai dovuto sopportare, per le sere nere, per la rabbia e la frustrazione che ti hanno montato dentro, per non aver avuto un nido caldo che potesse proteggerti, sorreggerti e supportarti nella tua crescita. Mi dispiace per la ragazzina che è dovuta crescere in fretta, subito adulta, responsabile, impossibilitata a fare affidamento su nessuno tranne che su se stessa. Mi dispiace. E ti sento. Non solo perché anche io sono passata attraverso il tuo stesso percorso. E stai facendo bene a scrivere, soprattutto se ti aiuta.
    Ora però come stai tu?
    C’è qualcuno che ti segue e ti ascolta?
    Qualcuno che ti aiuti a prenderti cura di te. Che ti aiuti ad elaborare il tuo vissuto.
    Spero di sì.
    Ti abbraccio forte.

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    • Grazie. Il calore che leggo in questo tuo commento mi scalda, mi sostiene e mi commuove. E’ liberatorio sentire che qualcuno si preoccupa per me a questo livello. Mi sento quasi in imbarazzo! Che dire, c’è una delle mie amiche a cui ho confidato spesso questo tipo di racconti, il mio ragazzo mi sostiene molto nel mio presente anche se con lui è difficile condividere certe cose del mio passato. Lui sa solo che mio padre in passato è stato violento psicologicamente e fisicamente, e stop. Non sono mai scesa nei dettagli e non è a conoscenza di questo mio blog. Sono stata da uno psicologo durante i primi anni dell’università ma non ho continuato. Poi ho dovuto concentrare le energie nello studio e nell’inserimento lavorativo. Insomma, solo adesso posso permettermi di essere più fragile e lasciare spazio a queste riflessioni.

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      • LaGatta ha detto:

        Di niente. Entro nel tuo mondo e il minimo che posso fare è farti sentire la mia vicinanza.
        Non avresti aperto un blog, anche se anonimo, se non avessi avuto bisogno di essere ascoltata e compresa, oltre che di liberarti dai “mostri” come li chiamo io.
        Ti leggo. 🙂

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  2. Non considerare gli uomini deboli, difettati o mutilati. Sono solo vittime a loro volta. Io sono un uomo, amo teneramente mia moglie e mia figlia. Comunque CAPISCO la tua sofferenza e sono convinto che ogni esperienza, anche quelle negative, ci possano aiutare a diventare migliori. Complimenti anche per il tuo modo di scrivere. A presto, Max

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    • Hai ragione, ciò che siamo è questione di esperienze, ma anche di cultura e ambiente. Siamo il risultato di tanti fattori, che determinano ciò che siamo insieme alla nostra base di personalità. Grazie di condividere questo viaggio con me, a rileggerci.

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  3. Riconosco nei tuoi post episodi della mia vita, della mia infanzia e adolescenza. Per la serie, da vicino nessuno è normale. Ammiro il coraggio, la limpidità e la profondità con cui ne scrivi e ne riconosco la forza terapeutica… Leggere (e specchiarsi) in queste vicende non è facile ma lo fai con grazia e alla fine del paragrafo, mi sento meglio.

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    • Uno degli scopi è proprio quello di rassicurare chiunque venga da un inferno simile. Chiunque abbia anche un briciolo di queste esperienze nel passato merita di capire che non deve vergognaresene, non deve sentirsi in colpa o sporco. Grazie delle tue parole! Ci aiutiamo l’uno l’altra

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  4. I tuoi racconti lasciano molto amaro in bocca, perché sono una finestra aperta sulla quotidianità di molte famiglie, che spesso facciamo finta non esistano. Il finto stupore della gente quando vengono alla luce questi episodio o cose più gravi mi fa sempre incazzare, perché dietro allo spioncino i vicini sanno sempre tutto ma non parlano se non dietro alle spalle.
    Sicuramente in molti casi il sesso debole è proprio l’uomo, perché in molti casi è quello incapace di restare da solo e quindi accetta compromessi che spesso portano alla depressione o peggio alla violenza. Se tuo padre ha subito questa metamorfosi credo sia più vittima di quello che credi, solo che certe domande lui non se le porrà mai, perché dovrebbe ammettere di aver abusato di chi ha amato di più: sua moglie e i frutti del loro amore, cioè voi!
    Un abbraccio sincero
    Ermanno

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  5. amleta ha detto:

    Non hai mai trovato nessuno a cui chiedere aiuto? una persona al di fuori della tua famiglia? e poi non capisco, adesso c’è la tv in cui si parla sempre di storie come la tua, perchè non hai cercato di dirlo ad una prof, ad una vicina di casa, a qualche parente, ad un’amica,..? oppure scappare di casa,…non avevi un pò di voglia di vivere in maniera diversa? io dopo il liceo me ne sono andata a vivere a Londra, e questo solo perchè non andavo d’accordo con mia madre e le sue idee bigotte. Ma tu non avevi un pò di autostima? non volevi una vita diversa? non ci pensavi mai? perchè non andare direttamente alla polizia e farlo rinchiudere tuo padre?! una persona così ha problemi serissimi e non capisco poi come abbia potuto subire tutto questo tua madre e farlo subire pure a voi figli. non siamo più nell’800! non capisco davvero, scusami.

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  6. Capire … non capire … parlare da fuori è semplice, ci costruiamo le nostre categorie e le applichiamo. Poi è chi dentro ai problemi che li affronta e che fa le sue scelte, e non sempre può scegliere.
    Mi piace come parli del tuo passato, traspare te stessa la tua vita … tante cose, Tante cose che fanno riflettere su una realtà che esiste … ma che esiste sempre per gli altri.
    Il blog è una buona strada, uno strumento cataretico alle volte, che anche io ho utilizzato – per alter questioni – nel passato (non questo di blog). Però non è la vita reale, quando ti sentirai pronta per parlare di tutto ciò con la persona che ti sta accanto, ecco allora avrai fatto un vero passo avanti.
    Continuerò a seguirti.

    Ciao
    scusa se magari ho detto delle banalità.
    FaR

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  7. C’è un modo di sopravvivere a questo amore tremendo di cui si è vittime ed artefici che porta sicuramente a delle rinunce, a dei rimpianti, a dei deserti incolmabili. Questo modo è dare e darsi la possibilità di amare. Ci sono deserti chiusi a chiave cui non permettiamo a nessuno di accedere, per paura di mostrarci vulnerabili ed impauriti. Tu hai molto coraggio ed hai, oltre la mia vicinanza emotiva (anche se da un blog) la mia stima. Ti auguro che il dolore che hai provato possa diventare qualcosa di bello, anche attraverso questo blog, in cui stai incontrando persone e te stessa in modo diverso dal solito. Grazie per la tua opera di amore e coraggio. Vorrei lasciarti qualcosa, ed è questo : “La donna ferita – Modelli ed archetipi nel rapporto padre-figlia” di Linda Schierse Leonard.
    Dare la possibilità all’Uomo di Amare è fondamentale per guarire la ferita.
    Gli uomini non sono incapaci di amare davvero, a loro manca il sostegno della Donna e , finché entrambi saranno separati, saranno eternamente incompleti. Per Donna intendo questo: “Se ci aspettiamo dagli uomini che si rivolgano alle loro qualità femminili interiori latenti (dolcezza, sensibilità, etc.), allora sembra naturale che le donne debbano dare un esempio agli uomini mostrando loro e a sé stesse cosa può significare la FEMMINILITA’ ” Hilde Binswanger.

    *Femminilità che è stata mortificata e sostituita con il significare “seduttività spicciola”. Femminile che è stato relegato a “sudditanza/debolezza/vulnerabilità” e non apprezzato nelle sue qualità, quali il coraggio, la forza , l’accoglienza, la protettività etc. Uomo e Donna sono forti in modo diverso, amano in modo diverso, sono vulnerabili in modo diverso, ma in ogni Donna c’è un principio maschile e in ogni Uomo c’è un principio femminile. Rinnegarlo è negare la nostra stessa natura e penalizzare gli uomini significa penalizzare il proprio lato maschile e, dunque, te stessa.
    E’ un grande e terribile lavoro da fare, integrale il maschile, quando ci si riconosce come feriti dai suoi aspetti patologici. Non so se sono troppo vaga, ti ripeto dunque il suggerimento di approfondire l’analisi-confessione della Leonard.

    Un abbraccio e buona blog-therapy !
    Sei forte.

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  8. Matteo ha detto:

    Non tutti gli uomini sono così fortunatamente, ma tu sei stata sfortunata ad avere un padre del genere. Mi dispiace tanto e leggere quanto scrivi mi fa venire veramente la pelle d’oca. Perché nessuno ma proprio nessuno di buon animo può meritarsi e subire una cosa del genere. Pazzesco! Io sono un uomo normale, un bravo padre e un buon marito e spero di poter continuare sempre così. Modestia a parte, ovviamente! Per te che dire, tieni duro e proteggi tua madre sempre. Lei ha bisogno di te e tu di lei.

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    • Grazie, queste sono parole piene di coraggio, amore e positività. Grazie. Il mio percorso non è un diario della disperazione bensì un cammino di crescita e riflessione per vivere sempre meglio, per accettare, perdonare, e andare avanti senza rancore. Sono grata dell’esistenza di persone come tu ti descrivi. Il mondo è un bel posto dove vivere, pensiamo sempre alle cose negative ma non ci ricordiamo mai abbastanza di quelle positive! un abbraccio!! Saluti

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  9. cara vespetta leggo i tuoi pensieri alla rinfusa, i quadri di vita familiare che dipingi e penso alle mie tre figlie…. ognuno ha la sua storia ma queste storie si assomigliano tutte molto, come capita quando si ha la stessa malattia….famiglie normali……poi violenza……gli altri che non ci credono….gli eccessi….poi il silenzio……ognuno cerca di sopravvivere, di rimanere a galla. Questi padri, figli a loro volta di ammalati che credono di essere sani e che generano a loro volta ammalati come una catena che non finisce mai. Il perdono, è una bella cosa ma va dato a chi fa del male consapevolmente e non è questo il caso. Sembrano sani ma non lo sono e chi gli sta vicino lo capisce bene,però come malati sono troppo sani e questo fa capire quanto è grave la loro malattia…… non si cade dalle scale ma non si sa il perchè, non si tolgono la vita….. ma chi lo sa? non c’è differenza tra questi episodi e quelli dei telegiornali… è solo questione di attimi, forse loro non lo vogliono fino in fondo ma innescano meccanismi che non si sa mai come finiranno. Ho cercato una via per vivere tutto questo ed insegnarla alle mie figlie: non prendere le distanze dall’ammalato ma dalla malattia. Noi stiamo lottando per una vita normale: non permettiamo a questa malattia di cambiare ciò che siamo, di avvolgerci e toglierci ogni speranza. Proprio perchè conosciamo questi quadri sappiamo ciò che non va bene e non smetteremo mai di dire che non va bene. Non tutti gli uomini sono malati e se ci sono degli aspetti di questa malattia che ritrovate dentro di voi combatteteli e cercate aiuto! L’unione fa la forza, se la mamma non è malata fate corpo parlatevi da donna a donna, il mio blog dice insieme si vale di più perchè ho sperimentato che è così: se gli altri membri della famiglia si uniscono non contro l’ammalato ma per dare a tutti una vita più normale ogni giorno sarà più facile affrontare le difficoltà. Ognuno deve fare la sua strada e la sua famiglia ma reicorda…… INSIEME SI VALE DI PIU’
    Ti abbraccio come abbraccio le mie raga e tutti i figli di questa malattia: grandi eroi sconosciuti che lottano ogni ora della loro vita…..altro che bamboccioni!

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  10. Non ho letto tutti i commenti, solo i primi e solo ora ho capito che le storie che racconti sono personali (credevo fossi una scrittrice, scusa l’ingenuità), in ogni caso sento la tua rabbia quasi esce dal monitor dove leggo ora, sai una cosa.. anch’io sono un po preoccupato per te, per la tua situazione. Mio padre è un bastardo, ne ha fatte di tutti i colori, mi ha seriamente compromesso. Non che bevesse e picchiasse mia madre o me (si sono separati subito, io avevo 3-4 anni) ma di me non si è mai interessato, quando ci ho vissuto assieme, capitava l’estate e lui viveva a Rimini, mi portava con lui a fare il mercato, a vendere scarpe. Mi ha spesso umiliato davanti ai clienti, tutti i giorni posso dire, io avevo 8 anni ed ho avuto una adolescenza piuttosto turbolenta. Ora con lui ho chiuso! Sono riuscito a 40 anni a dirgli tutto quello che penso di lui e poi ho cancellato il mio numero e ciao. Sa dove abito ma non si è mai interessato di venire a vedere se sono vivo. Certi uomini sono proprio cattivi, furiosi, non è colpa dell’alcool, di sogni infranti o altro .. è così e stop. Se posso consigliarti una cosa scrivi a lui quello che rendi pubblico così almeno gli dai la possibilità di cambiare, altrimenti non ti resta che salutarlo per sempre… Non vivere con questa rabbia Vespa-.
    Carino il tuo nick name, nn perchè pungi ma perchè da ragazzino amavo le vespe ne ho avute tante, anche di rubate 🙂 Pensiamo al domani, il passato è passato! Ciao un abbraccio. Daniele

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